Giovanni Gentile. La filosofia come educazione nazionale

Giovanni Gentile. La filosofia come educazione nazionale

Daniela Coli
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Filosofo, senatore, ministro, intellettuale militante, egli fu mosso dall'intento di trovare un percorso ideale e storico unitario in grado di dare agli italiani un nuovo senso di appartenenza ad una cultura comune e condivisa, di fondare l'unità della penisola anche dal punto di vista culturale e spirituale con frequenti richiami alla continuità storica e politica con il Risorgimento. Un percorso intrapreso dapprima insieme a Croce, con "La Critica" e numerose iniziative editoriali, poi col fascismo, di cui fu il costruttore assieme a Mussolini, e il massimo organizzatore culturale. A Gentile, l'ultimo filosofo italiano di una qualche rilevanza nel panorama internazionale, si deve inoltre la peculiare concettualizzazione dello stato fascista come stato etico. Dopo l'8 settembre diede la sua sofferta adesione alla Repubblica sociale italiana e rimase a Firenze, dove, il 15 aprile 1944, fu ucciso da un gruppo di partigiani comunisti appartenenti ai Gap. Finita la guerra, per la cultura italiana - passata dal fascismo all'antifascismo - Gentile è diventato una figura da ripudiare, ma soprattutto da rimuovere.
Daniela Coli è ricercatrice del Dipartimento di Filosofia dell'Università di Firenze. Col Mulino ha pubblicato: "Croce, Laterza e la cultura europea" (1984) e "La modernità di Thomas Hobbes" (1995). Dirige la rivista "Palomar".
Anno:
2004
Casa editrice:
il Mulino
Lingua:
italian
Pagine:
160
ISBN 10:
8815097023
ISBN 13:
9788815097026
Collana:
L'identità italiana, 36
File:
PDF, 3.65 MB
IPFS:
CID , CID Blake2b
italian, 2004
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